Nell'ambito della rassegna SETTEMBRE organizzata dalla Compagnia Teatrale Max Aub
Associazione Culturale La Città Invisibile
"Tagliatemi la lingua, strappatemi i capelli, mozzatemi gli arti, ma lasciatemi l'amore"
LA DANZA DELLA FINE: il nostro lavoro su "Psicosi delle 4 e 48". Sono poche le figure che, come Sarah Kane, hanno segnato in profondità la letteratura teatrale di fine Novecento. Con la sua scrittura dal segno rosso sangue, così violenta e dolorosa, eppure traboccante di amore, col suo linguaggio scarno e spietato, con la sua stessa figura: controversa, integralista , lontana dal teatro borghese ma anche da una avanguardia “per modo di dire”. “Psicosi delle 4 e 48” è stato il suo ultimo testo, il più tragicamente autobiografico, una struggente e poetica lettera di addio al mondo, composta poco prima del suo suicidio, e andata in scena postuma.
Il nostro lavoro sulla “Psicosi” parte da una fuga dal realismo a favore di un approdo verso una dimensione onirica e magica. Attraverso un lavoro sul testo, con un occhio al resto della produzione della Kane e un altro alla sua biografia, la protagonista è stata concepita come una grottesca bambola meccanica, costretta in un corpo porcellanato e intrappolata in una precisa partitura fisica e vocale. Una creatura che sotto sorrisi zuccherosi e vezzi da Barbie nasconde un’enorme fragilità e un dolore lacerante, destinato però a restare inascoltato, sotto la maschera dell’”apparente star bene”, imposta da una società superficiale e omologante. Lentamente questa bambola , che passa con tranquillità da un ospedale psichiatrico all’altro, viene spogliata del suo involucro e lasciata letteralmente nuda, la bambola si rompe ed esce la donna, privata di tutto e solo allora, quando non le è rimasto più nulla se non il suo dolore, si prepara – in un rituale macabro e struggete - a prendere commiato dal mondo, un mondo spietato per cui lei è troppo fragile. Un’interpretazione visionaria quindi, lontana dalla recitazione naturalistica e da facili psicologismi, il cui obiettivo è quello di restituire , attraverso un linguaggio teatrale allo stesso tempo ironico e crudele, tenero e violento, l’urgenza e la necessità dell’opera di un’artista rivoluzionaria e battagliera, con un’anima profondamente sensibile e poetica, quale era Sarah Kane.
2 commenti:
è la terza volta che vedo questo spettacolo e la Forlino continua a stupirmi! ogni volta lei e Tobia Rossi trovano combinazioni sfumature forme nuove e sorprendenti. e su un testo così complicato e quasi impossibile!
quand'è che li vedremo finalmente nei grandi teatri?...
Il 19 ottobre saremo in un grande teatro: all'Arsenale di Milano!
Grazie per averci seguito e apprezzato così tanto! Noi cerchiamo di fare il nostro meglio... Ed è un piacere sapere che a volte riusciamo a convincere qualcuno.
Alla prossima. Elena
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