Al presente di e con Danio Manfredini (nella foto)
In scena c’è un uomo in uno spazio completamente bianco: il bianco dei luoghi istituzionali, richiamo di corridoi ospedalieri, istituti psichiatrici, sale d’attesa, bagni pubblici…Il protagonista è un uomo attraversato dalle voci delle persone care, dalle immagini e dai resti acquerellati di un passato sempre più vago ma presente. Nella sua solitudine rincorre il suo pensiero interiore, le sue inquietudini, un dialogo interno ininterrotto che lo accompagna. Assume il comportamento, la voce, la postura degli uomini che ha incontrato e che gli sono rimasti impressi, specchi deformati di se stesso.Una delle più straordinarie prove attoriali degli ultimi anni, uno spettacolo di altissima intensità emotiva che ha commosso ed emozionato il pubblico di tutta Italia.
Il lavoro attraversa la diversità delle persone disabili, socialmente malmesse, dei vecchi e dei folli. Io ho lavorato in una comunità di malati mentali e di vecchi. Il dolore è una condizione umana che appartiene a tutti, ma in queste persone è resa manifesta e non nascondibile: è una cicatrice, un marchio con cui devono andare in giro, espongono qualcosa che abbiamo imparato a nascondere, per il costume, la morale, il buon andamento sociale.Non bisogna chiudere gli occhi davanti al dolore, perché la repressione genera invidia, rabbia, conflitti sociali. (Danio Manfredini)
Un autoritratto con la deformazione del linguaggio della follia, lo specchio di una condizione umana osservata e subita. Un colpo al cuore delle emozioni di chi guarda.Rodolfo Di Gianmarco - La Repubblica
C’è un filo di dolore che passa attraverso la frammentarietà delle figure che Manfredini evoca. Però cè una sorta di gioia in questo grido di dolore, una intensità emotiva che apre alla speranza, che commuove e strappa sorrisi agli spettatori.Gianni Manzella – Il Manifesto
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