Per il GIORNO DELLA MEMORIA a Novi Ligure

Sabato 31 gennaio 2009, ore 21 - Centro Comunale di Cultura G. Capurro, Biblioteca Civica, Via G. Marconi 66, Novi Ligure (AL) - Ingresso libero

IL PESO DELL'ARIA di Mirko Di Martino
con Eleonora Bombino e Marco Zanutto - Regia di Laura Bombonato
ERNESTO Associazione Teatrale & Compagnia Teatrale MAX AUB

Thomas-“Più di duemila persone che fanno lo stesso sbaglio non sono criminali. Duemila! Siamo brave persone. Siamo mariti, padri, figli. Siamo gente comune, onesta, che lavora e che ha sempre lavorato. Non siamo né migliori né peggiori degli altri. La nostra unica colpa è stata quella di vivere in un periodo orribile. Di essere obbligati a fare delle cose orribili. Chiunque altro al nostro posto avrebbe fatto lo stesso.”
Nel 1943 gli abitanti di un paese polacco, Jedwabne, sterminarono in una notte i propri compaesani ebrei. Se ne salvarono soltanto sette. Oggi una lapide ricorda le 1.600 vittime, attribuendo l’eccidio ai nazisti.
Thomas era il sindaco del paese, al tempo della strage. Tenne un discorso in piazza e distribuì agli abitanti asce, bastoni, forconi. I tedeschi erano alle porte del paese: occorreva eliminare i parassiti prima del loro arrivo, perché i panni sporchi vanno lavati in casa. La folla di gente accorsa si lanciò all’inseguimento degli ebrei per tutto il paese. La moglie del sindaco, Joana, non rispettò il divieto del marito di uscire di casa. Si addentrò per le strade e assistette sgomenta al massacro. Quando, il mattino seguente, ritrovò il marito, tornò a casa per non uscirne mai più. Sono trascorsi diversi anni. La Polonia adesso fa parte dell’Unione Sovietica. Thomas continua ad essere il sindaco del paese. Si è arricchito e sta per candidarsi come deputato. L’unico neo è rappresentato da Joana.
Joana si è rinchiusa in casa: non esce, vive al buio, non parla. Il mutismo della moglie gli ricorda costantemente la colpa di cui si è macchiato. Ma soprattutto, diventa un ostacolo alla sua carriera.
Joana deve uscire da lì a qualsiasi costo. Joana deve tornare ad essere sua moglie.
Il peso dell’aria è diventato insostenibile. Dimenticare è l’unica via d’uscita. Anche se significa accettare la menzogna. Thomas-“Abbiamo fatto degli errori, è vero, li abbiamo fatti tutti. Ma non possiamo farci rovinare la vita per questo.” (Laura Bombonato)

Per saperne di più
Per ulteriori informazioni e contatti:
Eleonora Bombino cell. 347 4903130 tel. 0143 841843

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando per un'ora e un quarto circa si perde la percezione del tempo senza distogliere l'attenzione alla scena è segno che ottimi attori hanno interpretato un testo di grande attrazione emotiva ! Spero che possa essere replicato qui in provincia, in tal lo consiglio vivamente a tutti i lettori del blog !

Anonimo ha detto...

Una domenica sera di novembre due bravi attori ci propongono la follia omicida dell'uomo tanto da trasformare il titolo stesso dello spettacolo in una reale sensazione ! Accolgo la fine quasi come la liberazione da un incubo.. ! Siamo nel 2008... mi dico per conforto.. non potrà più accadere ! Poi questa mattina leggo sulla prima pagina di LA STAMPA... che la missione dei terroristi era "UCCIDERE TUTTI GLI ISRAELIANI".... !!

Anonimo ha detto...

Uno spettacolo intenso, quello de “Il peso dell’aria”. Ben gestito in un crescendo di drammaticità nei dialoghi dei due protagonisti che si spartiscono egregiamente la scena.
L’inizio è sottotono, fatto di sfumature e di toni sommessi: un marito (sindaco del paese, uomo di spicco della comunità) cerca di scuotere una moglie apatica, silenziosa, prigioniera del suo mondo fatto di 4 mura, di candele profumate e cullato dalle nenie lente e noiose dei carillons. A poco a poco, si scopre che questa apparente apatia, questo distacco apparente dal mondo ha origine da un episodio traumatico, che si è verificato durante la seconda guerra mondiale, e di cui proprio il sindaco si è reso efferato protagonista. Così, gradatamente, la protagonista “si risveglia” dalle ninne nanne rassicuranti dei carillons di cui è prigioniera per esplodere e rivelare a tutti la sua vergogna, l’episodio a cui ha assistito, di cui si è resa involontaria complice e che dopo la guerra ha voluto nascondere a tutti, soprattutto a sé stessa, rinchiudendosi in casa, sfuggendo agli sguardi, ai rimorsi e ai sensi di colpa, cercando di dimenticare senza risultato. Il crescendo drammatico dei dialoghi accompagna lo spettatore che dapprima crede che la situazione sia semplicissima: dei due coniugi, lui è un brav’uomo, lei una pazza asociale. Poi, nel corso del fitto dialogo, mai noioso ma sempre incalzante, le parti si invertono: lei è lucida, lei ricorda ed è terribilmente consapevole di cosa sia accaduto in quella tragica notte, quando i suoi compaesani hanno trucidato 1600 ebrei, loro concittadini, mentre lui, il colpevole, l’istigatore, ha finto per tanti anni una serena normalità che non esiste e che non è possibile. Le uniche incertezze della rappresentazione si avvertono nel finale, in cui la protagonista sembra pronta a riaffrontare una vita “fintamente” normale, ma il suo momento di “redenzione” non resiste di fronte a poche, ciniche parole del consorte, già felice di aver cancellato, con il mutato atteggiamento della moglie, tutti i suoi rimorsi ed il simbolo della colpa commessa, per continuare la carriera politica e procurarsi nuovi successi sociali. Qui però il crescendo si interrompe bruscamente, con una fine a sorpresa forse un po’ troppo accennata.
MONICA BUGGIA

Francesco Parise ha detto...

Bello lo spettacolo, alta le tensione emotiva e narartiva. E' un testo scritto con raffinata attenzione all'effetto drammaturgico. Bravi gli attori (qualche volta esagerano con una dizione in qualche momento eccessivamente marcata).
Brutto lo spazio della rappresentazione: la sala conferenze della biblioteca. Là dentro, checché se non dica, non si può fare teatro