Monica Buggia ha recensito OTELLO con Andrea Giordana (rega di Giancarlo Sepe)

OTELLO
al Teatro Comunale di Alessandria
il 2 aprile 2009
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1 commento:

Monica Buggia ha detto...

Si può parlare della morte, farne uno spettacolo e…ridere? Direi di sì se i protagonisti sono Luca e Paolo, alias le più grintose “Iene” televisive di oggi, che hanno svelato in questo spettacolo una preparazione teatrale davvero d’eccezione. Il “pretesto” è offerto dall’attesa della crocifissione di Gesù, che vede a confronto i due “comprimari” della sua Passione, i due umili (un ladro e un assassino) che lo affiancheranno sulla croce e che si interrogano su quesiti universali di grande suggestione: la morte, il senso della vita, l’Aldilà, l’amore, il peccato, il perdono….
I toni spaziano tra confronti irriverenti, con l’escamotage di un esilarante “concorso a quiz”, con un confronto un po’ sopra le righe tra due simpatici ( ma palesemente schifosi) scarafaggi, o con monologhi inaspettatamente umani e profondi, quasi poetici, dove a turno i due attori esprimono le domande e i dubbi che tutti ci portiamo dentro, trovando rare volte, nella vita quotidiana, l’occasione di un confronto. Questa strana storia dell’attesa di una morte che certamente arriva, ma che non si svela mai per ciò che, che non lascia trasparire nulla di ciò che c’è (se c’è) “dopo”, lascia libero spazio all’immaginazione, ai sogni, ai “deliri”dei due protagonisti, liberi di proporre il loro temperamento “teatrale” in maniera misurata, mai troppo sopra le righe e ma anche molto intenso là dove il momento lo richieda.
Una piccola perplessità sul finale, che giunge un po’ a sorpresa, troppo brusca e frettolosa, ma anche molto vaga, aperta a diverse interpretazioni, perché non si pretende di raccontare “la storia”, ma “una storia”.
Si sorride e si ride, ma in fondo si riflette, anche penosamente, con l’aiuto di due giullari che, nel ruolo tipico del “buffone di corte”, si divertono amaramente rivelando una verità scomoda, quella della condizione umana che ci accomuna tutti, di chi sa di essere sempre, anche con una crocifissione gloriosa, anche con un martirio condiviso, inesorabilmente solo davanti alla morte.