La prosa al via al Comunale di Alessandria

Venerdì 6 novembre 2009, ore 20,45 - Teatro Comunale di Alessandria
ZIO VANJA di Anton Cechov - Adattamento originale: Gabriele Vacis e Federico Perrone - con: Eugenio Allegri, Laura Curino, Paolo Devecchi, Michele Di Mauro, Lucilla Giagnoni, Davide Gozzi, Alessandro Marchetti, Laura Panti, Francesca Porrini
Composizione scene, costumi, luci e scenofonia: Roberto Tarasco
Studi per la scenografia: Lucio Diana
Regia: Gabriele Vacis
Un grande ritorno di
Vacis ai classici della letteratura teatrale e, insieme, un’importante conferma della collaborazione fra Teatro Regionale Alessandrino e Teatro Stabile di Torino .
Sviluppando i temi della delusione e della rassegnazione, il testo porta con sé i tratti distintivi dell’opera dell’autore. Zio Vanja tocca le corde più profonde di ciascuno di noi: ogni personaggio, ad un certo punto, dice la “verità” su se stesso e quando non è lui a dirla, quella “verità” è pronunciata da un altro.
Ma questi personaggi in realtà non riescono a procedere oltre la pura esternazione, trascinati nell’ovvietà della propria esistenza.

1 commento:

Monica Buggia ha detto...

Chi pensa a “Zio Vanja” e a Checov con un certo timore di noia, di ritmi lenti e di vicende poco avvincenti si dovrebbe pienamente ricredere vedendo questo spettacolo, messo in scena con la sapiente regia di Gabriele Vacis e con un linguaggio che di arcaico ha conservato ben poco, molto moderno, frizzante e ben accompagnato dalla recitazione vivace ed intensa di attori calati con grande naturalezza nei panni dei protagonisti di questo spettacolo. Il linguaggio sorprendentemente moderno è dovuto ad una precisa ed attenta scelta, in quanto alle traduzioni italiane del primo novecento è stata preferita una traduzione tratta direttamente dal film “Vanja sulla 42°”, di Louis Malle, con la sceneggiatura di David Mamet, che ha saputo calare la realtà profondamente immutabile di Checov nel mondo odierno, facendoci rivivere le stesse ansie, le stesse illusioni, gli desideri nascosti e le stesse insoddisfazioni che già percorrevano gli animi dei personaggi di oltre due secoli fa. Vacis ha indagato con attenzione sulla CONTEMPORANEITA’ di Checov (ben diversa dall’attualità), facendone nascere un percorso che lentamente si cala nel passato (con personaggi iniziano vestiti in abiti moderni, cambiando i vestiti gradatamente e completando così la loro trasformazione nel corso delle vicende) ma che nelle sue tematiche resta profondamente ancorato ai nostri tempi (si pensi al discorso sull’ecologia fatto da Helena e dal dottor Astrov, preoccupati dai danni dissennati provocati dall’uomo con la deforestazione, o a quello sul sentimento ambiguo dell’amicizia tra uomo e donna che il dottore rivolge a Sonja).
In Zio Vanja ognuno è “prigioniero” della sua condizione: di un amore infelice, di una vita malvissuta, di ambizioni e talenti sacrificati o non adeguatamente riconosciuti. La visita in casa del professor Serebriakov e della sua giovane ed avvenente consorte sembra voler annunciare che è giunta l’ora della riscossa, che ognuno potrà prendere in mano il suo destino e cambiarlo, per cambiare vita e sfuggire alla propria infelicità. Ma si tratta di una effimera illusione, di un momento quasi magico ma da tutti temuto e avversato: ognuno sceglie di rimanere schiavo delle proprie infelici – ma rassicuranti- abitudini, di ritornare alla noiosa – ma abituale – routine quotidiana. Un mondo ovattato, che sembra rianimarsi grazie alle insperate passioni che agitano i personaggi, ma che ciascuno mette a tacere per non turbare lo status quo delle cose.

Monica Buggia