Al Civico di Tortona il futurismo

Mercoledi 10 marzo 2010, ore 21 - Teatro Civico di Tortona
PICCOLO TEATRO DI CATANIA
“Gran Varietà Futurista” di Marinetti, Majakovskij, Depero, Cangiullo, Petrolini, Maldacea ed altri - Regia Gianni Salvo

Per Marinetti, fondatore del Futurismo, il Teatro deve essere il luogo della creatività e della comunicazione, della volontà di interagire con il pubblico risvegliandone con ogni mezzo l’attenzione anche con gli espedienti del vecchio Teatro di Varietà che utilizza la collaborazione con gli spettatori invitandoli a partecipare all’azione. A conferma di tutto ciò, Marinetti scrive nel 1913 un vero e proprio manifesto sul Teatro di Varietà, nel quale espone i motivi della sua preferenza per tale genere: “si nutre di elementi veloci, si basa sul senso del ridicolo, sull’ironia, sottolinea l’imbecillità e la stupidaggine umana, scatenando cascate di ilarità irrefrenabile...” Il Teatro Futurista si chiamò anche Teatro sintetico perchè era costituito da una nuova forma drammaturgica che è la sintesi teatrale: piccoli atti unici con vere e proprie caricature divertenti del vecchio Teatro. Per intenderci, alla maniera delle scenette della vecchia rivista d’avanspettacolo, con la presenza di un linguaggio originale, ora stravagante, ora ironico e sempre comicissimo che si fa sberleffo del melodramma e della letteratura romantica in modo irriverente e provocatorio. E allora i bicchieri di una imbanditissima cena si trasformano in strumenti musicali ed intonano una canzoncina; le sedie , alla fine di una riunione salottiera, risentite, escono di scena da sole; una cucina si trasforma in improvvisata orchestrina mentre si decanta l’originale menu futurista; Dante Alighieri, posto come statua in un giardino pubblico, improvvisamente si anima rivolgendo profferte d’amore ai passanti. Ed ancora le divertenti canzoni di Petrolini, fra le quali la serenata pedestre: “Amo i tuoi piedi...” Ed infine Maldacea, il re delle macchiette dell’avanspettacolo dell’epoca con le quali si rappresentava in maniera grottesca un certo perbenismo borghese.

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