Lillibo Teatro per Telethon

Venerdì 16 aprile 2010, ore 21,15 - Teatro Ambra di Alessandria
DIAMOCI DEL LEI di Eleonora Bombino
Parliamo dell’ altra metà del cielo, un filo conduttore rosa lega cinque vicende, cinque vite, le dita di una mano che idealmente verrebbe voglia di porgere a Capitale, Chiara, Adele, Brigida e Marta, le cinque protagoniste di " Diamoci del lei " . La struttura dello spettacolo scelta dall ’ autrice è mutuata in buona misura dal suo precedente lavoro " E ’ sempre domenica " , anch ’ esso tutto al femminile ed incentrato su un argomento largamente dibattuto: l ’ omosessualità; anche in " Diamoci del lei " si susseguono brevi monologhi, interpretati dalla stessa autrice Eleonora Bombino e dall ’ attrice Lilly Bollino in alternanza con una eccezione: la presenza di un terzo attore Roberto Rizza a cui è affidato un cameo all ’ interno dello spettacolo. Niente lega queste cinque donne, solo, per due di loro, il caso fa intersecare, per un po ’ di tempo, due vite diametralmente lontane, opposte, ma è anch ’ essa un eccezione, le altre protagoniste non si conoscono e probabilmente non si incontreranno mai; Adele addirittura vive solo evocata dalla lettura di una lettera. Cinque vite stritolate nella loro solitudine esistenziale asfittica quasi autistica, cinque vite prigioniere del loro disagio quotidiano o del loro dolore, alcune vivono esperienze di emarginazione, sono ai bordi della convivenza sociale: prostituzione, indigenza, malattia mentale, fantasmi antropomorfi anonimi che ci spaventano, che vorremmo fossero davvero ectoplasmi evanescenti, incorporei e invece sappiamo bene che sono persone in carne, ossa e anima come noi. Donne sole, quindi, " diverse " . La diversità, anche, di essere donna. Esiste ancora, statistiche alla mano, nascere donna oggi è, purtroppo, ancora, una non piccola penalità: maggiori difficoltà nel mondo del lavoro, minor possibilità di fare carriera e di ricoprire ruoli di responsabilità in ogni campo professionale, sociale, politico. Succede qui da noi, in Italia, non nel terzo mondo, non nel lontano sud-est asiatico islamico, integralista. L ’ intento del nostro lavoro, mio, dell ’ autrice e degli attori è certamente quello di suscitare qualche moderato turbamento nelle platee composte, per lo più, dallo stesso pubblico che ogni sera si appisola e si lascia distrarre placidamente dai frizzi e i lazzi catodici e dalle pappine televisive più pronte a imbonirci e tranquillizzarci e meno a stimolare e risvegliare il nostro senso critico e la nostra voglia di capire meglio i guai del nostro tempo. Oggi si parla spesso di decadimento dei valori morali, io personalmente, penso che la cosa più grave della nostra epoca sia il fatto che la libertà individuale, sacrosanta conquista, di alcuni pochi privilegiati condomini di questo pazzo mondo, sia, in molti casi, una libertà fittizia non radicalmente autentica: troppe disparità sociali ammantate da una presunta uguaglianza di opportunità per tutti che si rivela essere, spesso, solo di facciata, candidi sepolcri imbiancati dove all ’ interno si nascondono ben altri colori. Abbandonando questa piccola divagazione, voglio ancora aggiungere che, leggendo e studiando i testi dei monologhi di " Diamoci del lei " per la messa in scena, mi ha colpito la felicissima leggerezza della scrittura di cui, l ’ autrice, aveva, per altro, già dato prova nei suoi lavori di repertorio. Eleonora riesce a mescolare mirabilmente ironia e dramma. Passa dalla tragedia alla commedia fino a toccare il vertice di una comicità esilarante. In questo spettacolo si sorride e si ride molto, ma ci si commuove anche e si riflette senza soluzione di continuità. Il senso di leggerezza che pervade l ’ animo, come è successo a me leggendo " Diamoci del lei " , è pari a quello che si prova quando d ’ estate distesi su un prato, assordati dal frinire dei grilli, si osservano le nuvole dapprima cambiar forma poi lentamente andarsene attraverso il cielo e tutto ciò mi ha ricordato una bellissima poesia di Nino Costa, poeta dialettale torinese, purtroppo, quasi sconosciuto, che qui di seguito vi propongo con traduzione accanto, naturalmente. Si intitola, guarda caso, " Nivole " (Nuvole): Quand ch ’ a-i rivrà / l ’ ora pì granda: l ’ ultima / e ch ’ am ciamran / ion chi l ’ hai fait ed bel, / mi rispondrai / ch ’ i l ’ hai guarda le nivole / le nivole ch ’ a van … / travers al ciel. (Quando arriverà / l ’ ora più grande: l ’ ultima / e mi chiederanno / ciò che ho fatto di bello / io risponderò / che ho guardato le nuvole / le nuvole che vanno … / attraverso il cielo). Ecco, io spero solo di essere riuscito a non tradire con la mia regia e la mia messa in scena questa impalpabile sensazione che è presente in ogni monologo di " Diamoci del lei " , dal più serio al più divertente; sarebbe, a mio avviso, un ottimo risultato, forse il più auspicabile. (Marco Zanutto)

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