Lunedì 7 febbraio 2011, h. 20,45 - Teatro Sociale di Valenza

LA TEMPESTA
di William Shakespeare
adattamento e regia di Andrea De Rosa
con Umberto Orsini, Flavio Bonacci, Rino Cassano, Francesco Feletti, Carmine Paternoster, Rolando Ravello, Enzo Salomone, Federica Sandrini, Francesco Silvestri, Salvatore Striano. Spazio scenico di Alessandro Ciammarughi, Andrea De Rosa, Pasquale Mari - scene e costumi  diAlessandro Ciammarughi.

Prospero, duca di Milano, viene spodestato dal fratello Antonio con la complicità di Alonso, re di Napoli. Abbandonato, insieme alla piccola figlia Miranda, su una scialuppa in balia delle onde, approda miracolosamente su un’isola deserta. Una volta qui, grazie alle sue arti magiche, libera Ariel – spirito dell’aria - dall’albero in cui una strega, Sicorax, l’aveva intrappolato e lo costringe a diventare fedelissimo esecutore di ogni suo ordine. Anche Calibano, essere abietto e ingenuo, figlio di Sicorax, viene sottomesso al potere del mago.
Dopo dodici anni di confino, grazie ai suoi artifici, Prospero scatena una tempesta che causa il naufragio di una nave sulla quale si trovano molti nobili napoletani, tra i quali proprio suo fratello Antonio e il re Alonso, con il figlio Ferdinando. Tutti i passeggeri si salvano approdando sull’isola ma il giovane Ferdinando, in virtù di un incantesimo, si ritrova da solo e piange la morte del padre, che crede di aver visto annegare. Nel suo girovagare incontra Miranda e se ne innamora.
Dall’altra parte dell’isola, intanto, anche Alonso è convinto che suo figlio sia morto e Ariel, per ordine del suo padrone, ne approfitta per farlo sprofondare in un dolore che lo conduce lentamente alla pazzia. È proprio grazie a questa pazzia, in realtà, che Prospero riesce ad ottenere il pentimento di tutti; concede il suo perdono e acconsente al matrimonio tra Miranda e Ferdinando. Infine, dopo aver rinunciato alla magia, restituisce ad Ariel la sua libertà e salpa per l’Italia lasciando sull’isola soltanto Calibano.
"La tempesta somiglia a un labirinto. Come in una casa di specchi, ogni volta che intravedi una via d’uscita, questa uscita si rivela essere dalla parte opposta a quella che avevi immaginato. Come in un miraggio o in un sogno, quando provi ad afferrare qualcosa, l’oggetto su cui credi di aver messo le mani si dilegua. Finché capisci che ciò che conta non è l’uscita e che non c’è nulla da afferrare. Stare ad ascoltare le domande che il testo ti pone e restarci dentro (restare dentro alle domande, al labirinto) è l’unica via." (Andrea De Rosa)

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