Sabato 19 febbr. h. 21.15 - Salone della Casa del Popolo di Fubine

Compagnia Teatrale Dispari
IL DRAGO
di Evgenij Schwarz
regia Paolo Scepi
Con Fulvio Ferrari, Marco Triches, Stefano G.Lardone, Valter Nicoletta, Beppe Ruggiero, Paolo Scepi, Irene Squadrelli - Burattinaia: Sabrina Piras - Assistente alla regia: Roberta Massobrio
SCEPI e FERRARI dei DISPARI
La commedia racconta di un paese infestato da un potente Drago che opprime i cittadini che altro non possono fare che accettare di essere dominati. Incapaci di un minimo gesto di ribellione, anzi disposti a sacrificare al dominatore quanto di più caro abbiano si imbattono casualmente in un eroe, Lancellotto, che decide di sfidare, per amore di una giovane donna, il Drago. Vinta la battaglia scompare e il paese anziché acquistare la tanto agognata libertà lascia che il vuoto di potere creatosi a seguito della morte del tiranno, sia colmato da un’altra figura sinistra: il Borgomastro che, manipolando, attraverso l’uso utilitaristico dell’informazione, la verità, si attribuisce il merito di aver ucciso il Drago e lo rimpiazza nel ruolo di oppressore. Ma Lancellotto ritorna e non per combattere di nuovo ma per restituire la verità e una coscienza ai cittadini.
Scelta registica di base è l’utilizzo di una scenografia e di costumi che avranno lo scopo di proiettare lo spettatore in una dimensione fiabesca che sarà resa ancora più efficace dall’interpretazione degli attori chiamati ad un lavoro minuzioso, soprattutto corporeo, sul personaggio.
La fisicità degli attori, il ritmo e musiche, alcune dal vivo, suonate acusticamente, saranno le caratteristiche dello spettacolo che si propone, da un lato di giocare sul rapporto potere/obbedienza e dall’altro di far riflettere su quanto questo rapporto sia dannoso ancorché presente nelle nostre società.
Una commedia che non vuole né assolvere né tranquillizzare la coscienza dello spettatore/cittadino, lasciandogli il dubbio che il seme di un nuovo drago possa prima o poi germogliare nel corpo di chiunque.

L’AUTORE: Schwarz cominciò a scrivere questa commedia prima dell'inizio della II guerra mondiale, ma siccome a causa dei complessi rapporti diplomatici allora intercorrenti tra l'Urss e la Germania sfociati nel patto Molotv Von Ribbentrop, non fu possibile all'Autore sovietico un aperto intervento teatrale contro il mostro di cui egli sentiva l'odiosa minaccia: il nazismo. Quando nel '42 riprese il lavoro, arrestatosi al primo atto, Schwarz mantenne il gioco dei simboli fiabeschi, arricchendoli sul modello della cronaca politica di allora. A rendere il complicato e precario rapporto delle forze coalizzate contro la potenza fascista, e quale presentimento prossimo lo spezzarsi di quel rapporto, nacque la figura del Borgomastro che diviene il nuovo oppressore della città. Insomma una prima «lettura » del Drago portava a decifrare così suoi simboli: il «drago» è il fascismo/nazismo, il Borgomastro è il capitalismo, Lancellotto è l'umanità socialista. Ma ogni opera d'arte ha i suoi destini, cioè ha in sorte un'infinita possibilità di «letture». E diversamente Il drago, quando nel '44 fu dato per la prima volta a Mosca, fu letto (o meglio visto e ascoltato) da un pezzo grosso sovietico che vi scorse un significato di critica al regime staliniano e lo fece proibire. Solo diciott'anni più tardi, nel '62, la commedia di Schwarz tornò sulle scene sovietiche e passò poi a quelle del mondo intero.

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