La Festa del Paparacchio
Scheda spettacolo
Un progetto di Andrea Cosentino (nella foto) - Ass. cult. Mara'samort in collaborazione con Gramigna_ct, Hotel de la Lune, Mario Iacomini, Paparacchio band, Produzione Povera.
Le "tradizioni" che ci appaiono, o si pretendono, antiche hanno spesso un'origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta. Eric J. HobsbawmL'invenzione di una tradizione dichiaratamente finta.Di fronte al proliferare del recupero di tradizioni, feste e sagre vere o presunte, ma sempre comunque presunte vere, a uso e consumo di un turismo affamato di autenticità a buon mercato, La Festa del Paparacchio è un rituale smaccatamente falso, nomade e posticcio. Rispetto a modalità di conservazione che finiscono col folklorizzare cioè museificare le tradizioni e le memorie, qui si intende invece prendere atto di una rottura, e solo a partire da questa rottura, da una mutazione antropologica e culturale che diamo per irreversibile, confrontarsi in maniera costruttiva con i residui irrecuperabili della cultura popolare e contadina. Il terreno di confronto che scegliamo è per l'appunto la festa.Materialmente si tratta di una piccola carovana di teatranti, danzatori, musicisti, artisti visivi, ricercatori, videomaker. Un evento spettacolare multidisciplinare, una vera e propria festa fatta di teatro, performance, concerti. Alla componente performativa si aggiungono tutta una serie di attività di laboratorio e di documentazione-installazione che mirano a coinvolgere la popolazione locale nella reinvenzione ludica delle proprie tradizioni, mobilitandola ad inscenare una sorta di rituale fittizio ad uso di un terzo ipotizzato ma presentificabile come può essere il turista ignaro. Si tratta a tutti gli effetti di un gioco di ruolo mediante il quale gli artisti e gli abitanti, riuniti da questo comune sforzo inventivo, sono portati a ripensare in modo critico e creativo lo stato attuale dei rapporti tra globalizzazione dell'immaginario e identità locali.La Festa del Paparacchio è anche un progetto di decentramento artistico: vuole portare teatro in luoghi e a spettatori che normalmente se ne disinteressano, vuoi per disattenzione vuoi per mancanza di occasioni. Per riuscirci pensiamo che l'arte in generale - ma forse soprattutto il teatro- debba decentrarsi innanzitutto da se stessa, giocando a travestirsi da quello che è il suo antenato: il rito. Senza, tuttavia, ambire a diventarlo. Qui si tratta piuttosto di fare la festa alla festa, ovvero celebrare gioiosamente il testamento della cultura folklorica. (Andrea Cosentino)
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