Recensione di MACBETH di Jurji Ferrini (rappresentato il 16 e 17 ottobre a Valenza
A cura di Monica Buggia (inviata del Blog)
Il Macbeth rappresentato dalla compagnia di Jurij Ferrini è stato, tutto sommato, una sorpresa. Una sorpresa per chi non conosce il suo modo di avvicinare e avvicinarti a Shakespeare, con un linguaggio giovane, moderno, decisamente “strano” se accostato al nome di un dramma tanto fosco e gravoso. Invece, inaspettatamente, con Shakespeare, qui, si ride. Bravo il regista a dosare momenti di stralunata comicità (memorabile le scena con le tre streghe e perfino il delirio di Macbeth quando vede il fantasma di Banqo) ad altri di surrealismo (la materializzazione dello spirito del male, in giacca di lamè, luci da discoteca e musica di Frank Sinatra) a scene di grande intensità drammatica (esemplare l’uccisione finale di Macbeth). Qualche pecca-a voler essere sinceri- deriva dalla trascuratezza con cui viene usato il linguaggio, forse trascuratezza voluta ma che porta spesso a parlare e non recitare mangiandosi le parole ed impedendo una migliore acustica (parlo soprattutto dello stesso protagonista) e qualche piccolo momento di incertezza (tempi di battuta e a volte anche i gesti non molto congruenti) da parte dei giovani attori della compagnia, che sembrano comunque essersi calati da giovani in un teatro per giovani. Tutto ciò rende lo spettacolo avvicinabilissimo anche per chi non è cultore del genere, per chi non conosce l’opera omnia di Shakespeare, per chi teme che Macbeth sia uno spettacolo pesante o noioso. Bisogna riconoscere a Ferrini il merito di aver esorcizzato questo sacro timore per il dramma classico, forse però rischiando in certi tratti di farsi prendere la mano nelle divagazioni verso il “moderno”. Ottima la musica, struggente nella scena della morte del re, e valido strumento di narrazione in certi momenti o di attenuazione della tensione dopo le scene di maggior drammaticità.
Il Macbeth rappresentato dalla compagnia di Jurij Ferrini è stato, tutto sommato, una sorpresa. Una sorpresa per chi non conosce il suo modo di avvicinare e avvicinarti a Shakespeare, con un linguaggio giovane, moderno, decisamente “strano” se accostato al nome di un dramma tanto fosco e gravoso. Invece, inaspettatamente, con Shakespeare, qui, si ride. Bravo il regista a dosare momenti di stralunata comicità (memorabile le scena con le tre streghe e perfino il delirio di Macbeth quando vede il fantasma di Banqo) ad altri di surrealismo (la materializzazione dello spirito del male, in giacca di lamè, luci da discoteca e musica di Frank Sinatra) a scene di grande intensità drammatica (esemplare l’uccisione finale di Macbeth). Qualche pecca-a voler essere sinceri- deriva dalla trascuratezza con cui viene usato il linguaggio, forse trascuratezza voluta ma che porta spesso a parlare e non recitare mangiandosi le parole ed impedendo una migliore acustica (parlo soprattutto dello stesso protagonista) e qualche piccolo momento di incertezza (tempi di battuta e a volte anche i gesti non molto congruenti) da parte dei giovani attori della compagnia, che sembrano comunque essersi calati da giovani in un teatro per giovani. Tutto ciò rende lo spettacolo avvicinabilissimo anche per chi non è cultore del genere, per chi non conosce l’opera omnia di Shakespeare, per chi teme che Macbeth sia uno spettacolo pesante o noioso. Bisogna riconoscere a Ferrini il merito di aver esorcizzato questo sacro timore per il dramma classico, forse però rischiando in certi tratti di farsi prendere la mano nelle divagazioni verso il “moderno”. Ottima la musica, struggente nella scena della morte del re, e valido strumento di narrazione in certi momenti o di attenuazione della tensione dopo le scene di maggior drammaticità.
categoria:
recensioni in primo piano
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento