Questa sera IL MALATO IMMAGINARIO a Novi Ligure


Giovedì 18 dicembre 2008, ore 21 - Teatro Giacometti di Novi Ligure
IL MALATO IMMAGINARIO di Molière
con Flavio Bucci (nella foto) e con Anna Casalino, Chiara Giocardi, Angela Russian, Diana De Toni, Gioietta Gentile, Carmine Balducci, Renato Campese, Rocco Piciulo, Giorgio Carnimati e Laura Amoruso
regia di Nucci Ladogana
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Il 10 febbraio 1673 Il malato immaginario va in scena al Palais-Royal; il 17 febbraio, sul finire della quarta rap­presentazione, Molière - che sostiene la parte del prota­gonista è colto da un grave malessere, e muore qualche ora dopo. Queste circostanze danno alla sua ultima opera un particolare significato, e approfondi­scono le note tragiche e amare che affiorano nella pur brillante e divertentissima commedia.
“ E’ una grande commedia. L'ingenuità, spinta forse un po' troppo oltre, ne forma il carattere principale.” Così Voltaire scriveva dell’opera.
All'irresistibile satira contro i medici - più che medici, asini sapienti - che sempre stimolano l'estro comico di Molière, si contrappone piuttosto crudamente il realismo cinico e spietato di molte scene, in cui emerge il caratte­re di Argante, il suo rapporto egoistico e repressivo con le figlie e così il protagonista, reo d'aver violato le leggi capitali della natura e della misura, paga col più grave dei castighi: il ridicolo.. Naturalmente, questo non pretende di condurre alla conclu­sione che “ Il malato immaginario” sia il ritratto rea­listico di un mondo torvo e disperato.
E come osserva molto bene Luigi Lunari in alcune note:“ Il malato immaginario è una farsa all'antica, colma di eccellenti spunti comici, in cui però alcuni strani elementi di verosimiglianza permettono di ipotizzare un certo mondo concreto, una certa visione del mondo”. La farsa è quella che Molière, primo attore del re, uomo di mestiere, ha ideato e scritto per il di­vertimento e per la digestione del suo sovrano; la visione del mondo (che mai il poeta riesce a nascondere neppure nel­l'opera di più disincantato mestiere) è quella di un uomo che ha smarrito nelle delusioni la fiducia in se stesso e nei propri simili, e la stessa voglia di vivere.

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