Venerdì 17 dicembre 2010, h 21 - Teatro Giacometti di Novi L.

LA BISBETICA DOMATA
di William Shakespeare
adattamento e regia ARMANDO PUGLIESE
con VANESSA GRAVINA EDOARDO SIRAVO (nella foto)
scene e costumi Andrea Taddei - musiche Goran Bregovic
e con Carlo Di Maio, Vito Facciolla, Daniele Gonciaruk, Elisabetta Alma, Emanuela Trovato, Marco Trebian, Marco Zingaro, Maurizio Tomaciello, Valentina D'Andrea e la partecipazione di Giulio Farnese
La bisbetica domata (The Taming of the Shrew) è una festa di trame incrociate, scambi d'identità, manipolazioni linguistiche. In una Padova reinventata dall'autore, viene descritta la vigorosa conquista dell'irrequieta Caterina da parte del caparbio Petruccio , avventuriero veronese, che sposa e soggioga l'intrattabile Caterina di Padova, attirato soprattutto dalla sua dote.
Non tutti sanno però che il testo shakespeariano è contenuto in una cornice che rende i due protagonisti personaggi di una rappresentazione teatrale cui altri personaggi assistono in scena. Una commedia nella commedia, quindi.
Precede il dramma un prologo in cui un calderaio, Cristoforo Sly, è raccolto ubriaco da un signore reduce da una partita di caccia, davanti ad un osteria in aperta campagna: Sly è portato al castello, e gli fanno la beffa di trattarlo al suo risveglio come se fosse un gentiluomo che dopo lungo tempo ha ripreso l'uso della ragione, e lo fanno assistere alla commedia de "la bisbetica domata".
Shakespeare, in questa commedia, dimostra la sua personale sensibilità critica nei confronti del ruolo della donna del suo tempo ed analizza con grande abilità la psicologia femminile.
Egli si oppone alle fredde regole sociali dei matrimoni combinati per interesse o prestigio delle famiglie e, nella figura di Caterina, ci mostra con ironia i conflitti interiori di una moglie domata dal matrimonio. Caterina mostra, al contempo, la sottile intelligenza femminile, il coraggio e l'ostinazione che la sorreggono nel rapporto difficile con Petruccio.
Shakespeare non ha una considerazione molto positiva della natura femminile: egli sottolinea soprattutto la civetteria e la superficialità della donna, attratta dal lusso e dall'apparenza esteriore. Per esempio, egli dice he il solo fatto che la donna ami truccarsi è un segno delle sue false intenzioni nei confronti dell'uomo.
Il contrasto tra Caterina, donna diretta, ma sincera, e Bianca, fanciulla educata, ma prepotente alla fine, mette in guardia il pubblico sulle false apparenze ed insegna che non sempre la sposa che si piega remissiva ai doveri è capace di amare veramente.
Bisogna però ricordare che il padre mercante Battista è pronto a disporre delle figlie come merce, dandole al migliore offerente; si può quindi pensare che, in questo caso, Shakespeare si ponga dalla parte delle fanciulle che tentano di opporsi.
Non c'è dubbio che il punto di vista presentato nella commedia è quello maschile e storicamente elisabettiano, che gode dell'oppressione cui è sottoposta la bisbetica.
Spesso Petruccio deride Caterina per conquistarla, usando anche dei termini un po' scurrili. Egli in realtà è un uomo di origini nobili, il quale però si finge un po' maleducato ed impertinente. Lo stesso Lucenzio, travestito da Cambio (il tutore), dando lezioni di letteratura a Bianca, maltratta e deride il suonatore di violoncello, il quale, incaricato di istruire la ragazza alla musica, era desideroso di entrare nella stanza (dove vi erano Tranio e Bianca). I travestimenti e lo scambio dei ruoli danno vita a situazioni ironiche e a malintesi che divertono il pubblico e rompono la drammaticità di alcune scene. La stessa Caterina appare comica quando sputa sentenze e si infuria come un serpente velenoso, mentre, in casa di Petruccio, essa risveglia la nostra compassione. Come in tutto il teatro elisabettiano, le commedie di Shakespeare, volte al divertimento del pubblico, non mancano di offrire momenti di profonda riflessione e spunti educativi.
Le commedie di Shakespeare sono caratterizzate da un lieto fine e da un'atmosfera gioiosa, piuttosto razionale e solo apparentemente ottimistica. I problemi e le discordanze della storia si risolvono sempre in un lieto fine dove però non mancano i toni malinconici ed un senso pessimistico sulla natura precaria della felicità umana.
Shakespeare non ama giocare con gli equivoci, i travestimenti e le sorprese e ci mostra un'umanità affaccendata, che ha poco della riservatezza inglese, la borghesia elisabettiana che esprime l'avidità e la volontà di potere, o una nobiltà fastosa, capricciosa. L'amore è abilmente dipinto nelle commedie, a volte preso in giro, perché sinonimo di superficialità ed ipocrisia. Il grande drammaturgo non mostra le cose come egli crede che siano, ma mostra uomini ciascuno dei quali vede le cose a suo modo.
L'introduzione crea un passaggio dalla realtà al sogno, per poi introdurci nell'azione comico-farsesca della storia. L'azione dura cinque giorni e si basa su scene di contrasto e contrapposizione di personaggi. È proprio da queste opposizioni, di carattere, di tono o di situazione, che nasce l'originalità e la vivacità di questa commedia, benché fra le più semplici e lineari di Shakespeare.
Se il tono ironico domina la commedia, non dobbiamo dimenticare che è proprio il momento finale che riporta la concentrazione e fa da contrappunto patetico: frustrata prima, quando era bisbetica, e dopo, quand'è domata, Caterina paga il prezzo di un'educazione e di una rigidità sociale ingiuste.

Nessun commento: