Giovedì 7 aprile 2011, h. 20,45 - Teatro Sociale di Valenza


Dopo anni di battaglie e attese per poter adottare un bambino, Matteo e Clara Pedrini possono finalmente dirsi felici: l’irascibile signora Benincasa responsabile del servizio adozioni, confida loro che il bambino arriva oggi! …ma proprio lo stesso giorno Clara ha deciso di lasciare Matteo.
Con il cugino architetto Roberto, Matteo cerca di mettere a punto gli ultimi dettagli del loro nuovo progetto. Impresa non facile perché Matteo non riesce a concentrarsi a causa della signora Benincasa: è lei che deve portargli in giornata il bambino che sta aspettando da ben quattro anni.
Tutto è pronto per accogliere il piccolo Ludovico: il lettino, lo scaldabiberon, l’orsetto di peluche… manca solo la mamma adottiva, Clara! Adesso ci vogliono assolutamente due genitori perché la signora Benincasa affidi a Matteo il bambino. Per non perdere Ludovico e gettare all’aria quattro anni d’attesa, il novello padre dovrà assolutamente trovare al più presto una soluzione.
Pronto a tutto per raggiungere il suo scopo, l’uomo si destreggia in una menzogna dopo l’altra, fino a far passare la sua segretaria Titta per la moglie, davanti agli occhi stupiti di un importante cliente dello studio. La situazione degenera e tutti i personaggi coinvolti sembrano colti da una follia generalizzata, dove ciascuno a suo modo finisce col mettersi in ridicolo.
Daddy Blues affronta da più prospettive il tema dell’adozione, argomento particolarmente delicato sporattutto ai nostri giorni. In particolare è l’aspetto umano dell’adozione che viene largamente sviscerato da più punti di vista, proprio attraverso l’evoluzione stessa del carattere dei personaggi.
Se gli autori, Chapelle e Visciano, lanciano anche un’accusa alle lungaggini burocratiche e “tecniche” del processo di adozione in sé, è anche vero che l’intero argomento viene trattato in maniera molto rispettosa, seppur sotto la lente deformante della comicità.

“Daddy Blues si può considerare come un vero e proprio manifesto della commedia brillante intesa come genere: è un perfetto meccanismo da intrattenimento. Contiene tutti gli ingredienti che lo rendono leggero senza mai cadere nella banalità. Ci sono gli equivoci, gli scambi di ruolo, i sentimenti profondi, le esigenze e le virtù degli esseri umani, il tutto perfettamente miscelato in un equilibrio che consente allo spettatore di restare attaccato alla storia che viene raccontata. Una storia di paternità desiderata, di costume e di regole sociali da rispettare e ogni volta con sorpresa da capovolgere. Di mogli che promettono maternità ma che scappano al primo incontro con la realtà. Di segretarie innamorate che cercano di diventare mogli e poi mamme. Di uomini che smettono di amare le donne per innamorarsi di altri uomini ed imitare in un paradosso di equivoci le madri mancate.
Si racconta di un architetto (Marco Columbro) che decide di adottare un bambino, un orfano che arriva, assurdo per un bambino adottato, due mesi prima del previsto che si potrebbe definire quindi prematuro.
La moglie dell’architetto proprio quel giorno sta scappando con un altro uomo, quindi l’assistente sociale (Paola Quattrini) non può lasciare il bambino se non in presenza della coppia al completo. Columbro cerca disperatamente una serie di soluzioni che danno luogo alla ricca sequela di avvenimenti che ho cercato di descrivere nella prima parte di questa presentazione. Mi divertirò molto a fare la regia di questo spettacolo. Fa ridere e ci dà allo stesso tempo molti spunti di vera riflessione sulla tenerezza dell’animo umano”. (Vincenzo Salemme)

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