Lunedì 4 aprile 2011, h. 21 - Teatro Municipale di Casale M.to

LA MALATTIA DELLA FAMIGLIA M
di Fausto Paravidino
regia: Fausto Paravidino - con: Iris Fusetti, Nicola Pannelli,
Fausto Paravidino, Paolo Pierobon
produzione: Teatro Stabile di Bolzano
Una scena dello spettacolo
Disagio e solitudine: una commedia sulla vita di provincia
Fausto Paravadino è certamente uno dei migliori autori teatrali italiani: con la sua scrittura è la testimonianza che il teatro italiano può ancora fare scuola all’estero.
In soli nove anni, da quando è approdato per la prima volta allo Stabile di Bolzano con la messinscena di “Due Fratelli” (Premio Tondelli), ha fatto molta strada. Questo giovane autore, attore e regista si è cimentato con il teatro ma anche con la fiction televisiva e, soprattutto, con il cinema, dirigendo “Texas” opera prima prodotta da Fandango che ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico. A breve uscirà il suo nuovo film.
La malattia a cui si allude nel titolo è in realtà il disagio esistenziale di una famiglia allo sbando che vive in una città di provincia. La madre scomparsa, due sorelle che tirano avanti tentando di dare forma alla loro vita tra fidanzati non equamente ripartiti e dividendosi tra un padre alla deriva e un fratello minore, Gianni, che guarda la vita come un gioco dal quale uscirà in modo drammatico e improvviso. Cristofolini, il cechoviano medico del paese, è testimone implicato in questa storia a più voci, dove ciascuno dialoga con l’altro ma rimane in solitudine, incapace di risolvere le proprie difficoltà nel comunicare.
Per la prima volta in un lavoro teatrale di Fausto Paravidino oltre ai giovani compaiono anche gli adulti, per questo viaggio all’interno della provincia italiana con i dialoghi che scorrono veloci e semplici, con le parole che si susseguono l’una all’altra apparentemente banali ma che invece vanno a scavare proprio dove ci sono ferite aperte e situazioni, come ha detto lo stesso autore, di normale anormalità.
Ma nel testo c’è anche tanta ironia e autoironia generazionale capace di attirare lo spettatore e catapultarlo in una trama che non lo lascerà fino a quando, sulla storia, non si chiuderà il sipario.
"L’assenza di genitori fisici e spirituali obbliga questi personaggi ad una libertà e ad una responsabilità che loro vedono solo vestita da solitudine, e l’unico rimedio a questa solitudine è quel ‘volersi bene’, troppo invocato perché possa concretizzarsi con la naturalezza con la quale appunto ci si vuole bene.
Scrissi il testo nel 2000. Non l’ho mai voluto mettere in scena in Italia nell’attesta di essere pronto per farlo. Che ci fossero le condizioni giuste. Che si manifestasse l’attore perfetto per questo o quel ruolo. Ho protetto questo testo dalla messinscena perché gli ho sempre voluto quel bene astratto di cui parla la commedia. Ora ho accettato di farlo. Essere pronti non è tutto.” (Fausto Paravidino)
INFO 0142-444314

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