Synagosity al Civico di Tortona

Martedì 24 marzo 2009, ore 21 - Teatro Civico di Tortona
Synagosyty. Storia di un italiano di Aram Kian e Gabriele Vacis . Regia di Gabriele Vacis

SynagoSytyè la storia dei nuovi italiani. Quelli che hanno genitori stranieri.
Il padre di Aram, il protagonista di SynagoSyty, è iraniano.
SynagoSyty è la periferia di una grande città del nord in cui il padre di Aram è stato catapultato e in cui Aram è nato. Lo spettacolo racconta l’infanzia e la giovinezza dei nuovi italiani, sempre in bilico tra incanto, ironia e tragedia.
Questo nuovo lavoro teatrale con la regia di Gabriele Vacis, ha le sue radici nel teatro di narrazionedi Teatro Settimo movendosi peròin unadimensione che, pur mantenendone l’epica, ne sviluppa gli aspetticorali. Saranno due attori ad alternarsi nella scena e nella narrazione, con l’obiettivo di ritrovare il Teatro nella sua funzione di narratore del presente.
“Io sono uno di quelli che si riempiono lo zainetto di esplosivo e fanno saltare la metropolitana di Londra…
Se uno alto, biondo venisse qui a dirti: ho lo zainetto pieno di bombe… tu ti metteresti a ridere, no?… Ma se te lo dico io?
Un brivido ti viene, no?
Solo perché sono basso e nero.
Che poi non sono neanche tanto nero…al limite un po’ olivastro… Che adesso è anche peggio. Almeno… fossi senegalese!
Bianco… Bianco… Bianco… Bianca: mia madre è bianca… Sempre stata… Mio padre è nero… Olivastro! Non è nero: è iraniano! Gli iraniani non sono neri! E non parlano arabo! Non lo capiscono nemmeno l’arabo, maestra del cavolo! Non chiedermi se parlo arabo… Al limite iraniano, o farsi…Ma no! Non parlo iraniano e non parlo farsi! Parlo italiano, signora Maestra e se lei mi chiama ancora una volta Gheddafi io lo dico a mio padre!… Vi ricordate la foto di Saddam Hussein quando è stato arrestato?… Con la barba? Mio padre uguale. E poi Gheddafi è Libia… Mio padre è Iran… Non c’entra niente!… Mio padre è Manoutcher Kan… Nobile… Come Gengis Kan, Manoutcher Kan – Gengis Kan… Mio nonno era ricco sfondato, non stava mica a coltivare cotone come voi qui a Sinago Milanese… Mio nonno era impresario edile… Donne, gioco, bella vita, ristoranti, limousine, yacht, crociere, palazzi,sesso, droga, rock and roll…
Sperperato tutto… Eh bè… ha ricominciato da capo. Ha cambiato moglie, là si usa! e in tre anni si è rifatto una fortuna… Grazie al patrimonio della nuova moglie… Là si usa… ricchissimo… terreni su cui hanno costruito mezza città… Mashhad! Mashhad è la seconda città dell’Iran, dopo Teheran… E a Mashhad mio padre possiede terreni che gli ha lasciato mio nonno… Anche se mio padre non ha mai visto un soldo… mentre gli ziastri, bastardi, vivono a Pasadina e hanno una catena di supermercati… Mashhad… Mashhad io l’ho vista solo su Google Earth… Non dev’essere male…no io no, non sono mai stato in Iran, no… Voglio andarci però… voglio andare in Iran con mio padre per riprenderci i nostri terreni… e i nostri soldi… Ma fino a 40 anni è pericoloso, perché ti fanno fare il militare: io non sono mai stato in Iran, ma se ci vado mi fanno fare il militare! Capito signora maestra: non c’entro con Gheddafi! E “Il Padre nostro”non lo so perché mio padre è comunista! Sì! Non musulmano, capito, maestra? Mio padre è iraniano, ateo e comunista.
Vergogna!
Sì, signora maestra, sì, “Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra…”.

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recensione di Teatro.Org

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