Venerdì 4 febbr, 2011, h. 21 - Teatro Giacometti di Novi Ligure

LA SIGNORINA JULIE
di August Strindberg
uno spettacolo di Valter Malosti - con Valter Malosti, Valeria Solarino
VALERIA SOLARINO
«Con la presente, mi permetto di proporvi la prima tragedia naturalistica della letteratura drammatica svedese, e vi prego di non respingerla alla leggera, se non volete pentirvene più tardi, perché, come dicono i tedeschi: farà epoca»: così August Strindberg scrive nell’agosto 1888 all’editore Bonnier, che respingerà l’opera perché troppo scandalosa.
La signorina Julie si svolge nel Midsommarnatten, la notte di mezza estate, notte magica di San Giovanni, occasione rituale di scatenamenti orgiastici. E la stessa vicenda contiene un sogno, una pulsione iconoclasta che spinge Julie, la padrona, e Jean, il servo, a sperimentare il superamento di maschile e femminile, ma anche la contrapposizione di classe, lo sconvolgimento dei ruoli, la sperimentazione del diverso. Nella parte di Julie Valeria Solarino, attrice nata artisticamente a Torino nella Scuola del Teatro Stabile, e che si è affermata come interprete cinematografica lavorando con Sandro Veronesi, Wilma Labate, Roberto Andò, Maxime Alexandre, Donatella Maiorca, Michele Placido. La signorina Julie è il suo ritorno al teatro. Valter Malosti affronta Strindberg dopo una stagione di successi e un recente Premio Ubu per la regia dello spettacolo Quattro atti profani di Antonio Tarantino nonché il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro per la regia ancora per i Quattro Atti Profani e Shakespeare / Venere e Adone.

1 commento:

manlio ha detto...

Sicuramente abbiamo assistito al peggiore spettacolo della stagione presente e di molte altre.
Malosti regista ha fatto un pessimo servizio al Malosti attore e alla coprotagonista.
Le musiche di scena sono allucinanti e si potrebbe chiedere i danni per lesione dei timpani.
(Qualcuno le ha definite "musiche di scemo".)
Il parlare concitato, specialmente nella prima parte, ha fatto pensare che non vedessero l'ora di finire per andare a cena da qualche parte.
Il guaio è che c'era un pubblico numeroso che ha molto applaudito per poi lamentarsi del brutto spettacolo quando è uscito.