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Carissimi amici del blog, vista la scarsità di eventi teatrali di questo bigio periodo torniamo a parlare dei COMMENTI CRITICI. Vi sottopongo per ora il riepilogo dei post ai quali avete contribuito con un commento, spesso una vera e propria incomprensibile recensione (stile Franco Quadri - quello della foto - per intenderci). Cliccate sul uno dei link che v'interessa:

La tenda rossa o della Nobile impresa (Narramondo), Il diario di un pazzo (con Ture Magro), Training for Godot (regia di Sannia), La Serra (della Compagnia I Dispari) , Palcoscenico dei Giovani, Karma e sangue freddo (dei DuexSei), Le Baccanti (regia di Tobia Rossi), Un curioso accidente (regia di Ghno), Le Muse (regia di Serena Pasetti), Viaggiatori di pianura (con Curino e Balasso), L'uomo la bestia e la virtù (con Leo Gullotta), Mirandolina 30'anni dopo (Laboratorio Teatrale Permanente di F. Parise), L'Analfabeta (con Daniela Tusa), Tartufo (con Valerio Binasco), Noccioline (scritto da Paravidino), Amleto (con Lella Costa), Romeo e Giulietta nati sotto contraria stella (di Leo Muscato), Recensioni di Madre Coraggio e Io, l'erede, L'uomo, la bestia e la virtù (dei Diablogues), I Giganti della Montagna (con Iaia Forte), Psicosi delle 4 e 48 (regia di Tobia), La Fine è il mio inizio (di Terzani), Anfitrione (regia di Zavatteri), Othello (con Lo Monaco), Ubu Re (regia di Tobia Rossi)
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9 commenti:

Francesco Parise ha detto...

A LUIGI: si ma nel frattempo altre belinate erano arrivate a riguardo, che naturalmente non ho pubblicato.
Dici che non siamo pronti? Io un tentativo lo farei, può essere utile a debellare la presunzione che colpisce i teatranti della nostra provincia, la quale tracima dai vari interventi presenti nel blog a favore di spettacoli ai quali, ahimè, ho assistito. Al limite se l'andazzo diventa insostenibile ci buttiamo una bella e grossa pietra sopra.

Anonimo ha detto...

Non so se ho capito ma mi sembra mi si chieda sulla qualità e paternità dei commenti.
Io sono di norma per la non-censura, sempre che il giudizio sia pertinente all'argomento.
Riguardo al commento/recensione è per sua natura critico/a e quindi non si pone neanche il dilemma, secondo me.
Riguardo le firme, è di buon gusto e buona creanza metterle, piuttosto si può forzare su questo punto.. almeno ognuno si prende la responsabilità delle proprie idee e mezzi (anche se è in controtendenza culturale...!).

Saluti,
Danilo Danglari

Anonimo ha detto...

Credo che se leggiamo e commentiamo questo blog è perché abbiamo in comune una passione per il teatro,quindi per la cultura.Allora non perdiamo di vista questo!approfittiamo di questa occasione per parlare di cultura,senza tirare in ballo questioni personali con atteggiamenti poco maturi.Blog SOLOTUTTOTEATRO significa letteralmente questo:teatro e basta.quindi l'anonimato a mio parere non è necessario,in quanto ogni scambio di idee ed ogni confronto non dovrebbe avere alle spalle questioni private da coprire. saluti a tutti,
Francesca alias Martina

Francesco Parise ha detto...

x FRANCESCA: TUTTOSOLOTEATRO
Salutoni mitica

Anonimo ha detto...

Ho provato A SCRIVERE UN COMMENTO SUL BLOG, MA COME CAZZO SI FA?!

Cosi ti invio riflessioni sparse che condivido con amicizia e con la fiducia che non siano accolte come arroganti. Anzi, se ti va, distruggile e parliamone.

L'idea principale, dopo avere fatto ed avere visto un po' di teatro, soprattutto quest'anno, è: non facciamo del Brutto Teatro! E' maggiore il rischio di cadere nel Teatro inutile e dannoso che quello di non farne affatto. Cosa sia il Brutto Teatro è forse opinabile - e qui cadiamo nel difficile - ma secondo me è tutto quello che tramite nessuno , ma proprio nessuno degli agenti del Teatro (il testo, la sceneggiatura, gli attori, la musica, la scenografia, la chiave di lettura.....) suscita l'emozione della Bellezza, una foma di gioia interiore e di senso di pulizi a. In un mondo come il nostro, così privo di bellezza, che errore madornale, per chi si dice amante del buon teatro, arrendersi a farne di brutto o avere l'arroganza di saperne fare del bello!

E ti aggiungo due "robe" più dotte e pallose ma che con il Teatro hanno sempre a che fare

Julian Beck afferma con decisione la presenza del divino nel teatro, la possibilità di "convocazione dello spirito" come funzione del teatro. Durante la lettura di Theandric riflettevo sull'arrendevolezza e sullo svuotarsi necessario, sull' "uscire da sè" che è presupposto perchè un bravo attore si faccia involucro duttile e plasmabile ad accogliere 'altro da sè', farsene portavoce o, ancora di più, voce e gesto; appunto nella parola e nella gestualtà, nel suono e nel visivo, si convoglia quella possibilità di riconoscimento di un codice comune e trasmissibile. Un accomunarsi, situazione imprescindibile dell'arte e dell'esistere. Beckett la chiama "essere venuti all'appuntamento", avere accettatto di esserci, anche senza capire perchè ci si sia.

Riflettevo sulla regia e sulla figura del regista: affido e fiducia regolano la relazione tra l'attore e il suo regista: una sorta di abbandono alla lungimiranza, alla conoscenza dell'approdo, all'arte del condurre, come nocchiero sapiente. Bene: in un qualche momento può esserci la frattura.
Il riconoscere un vacillamento, un progetto impreciso, una comune umanità fragile segna l'interruzione dell' affido anche se non della fiducia; ecco che si fà strada allora il lavoro comune, l'assunzione di responsabilità condivise, il bisogno di accertarsi di una formazione che metta e l'uno e l'altro in condizione di reciprocamente donarsi qualcosa. E come è bello lo spogliarsi della menzogna del 'so dove vado' per lasciare che diventi 'vediamo dove andare insieme'!

Riflettevo sull'uso del teatro rappresentato nel Medio Evo; l'arte teatrale diventa didascalica, didattica. Invece di essere evocazione magica del divino, diventa insegnamento di come al divino al popolino si debba insegnare a giungere. I miracle plays o i morality plays si sostituiscono a o si integrano con la predica del sacerdote - non per nulla sono rappresentati sul sagrato -. Insomma: si può parlare del divino? farne oggetto di insegnamento, da cui deriva, per stessa natura del docere, che alcuni imparano e altri no? o è invece l'assunzione individuale dello spirito in sè che apre la porta alla condivisione reale? E il teatro non è proprio questa evocazione ed offerta, già in sè?

L'anonima Raffa

Anonimo ha detto...

Ho letto con piacere le riflessioni sparse di Raffa e questo è ciò che mi è venuto in mente.
Come tutto ciò che è bello, il teatro tende alla perfezione e il lavoro dell’attore con la sua guida sta nello snocciolare potenzialità interiori e, spesso, impreviste. In ognuno di noi c’è qualcosa di divino e tale è la tensione al miglioramento per giungere alla bellezza. Per questo ci emozioniamo assistendo ad uno spettacolo recitato con partecipazione e pathos. È una scintilla di bellezza che ci illumina e ci migliora, anche solo per un attimo, l’esistenza.
Bella, Raffa, l’immagine del teatro che è evocazione e offerta. Sicuramente è condivisione perché tutto ciò che non è sentito fortemente da chi è sul palco non giungerà mai agli spettatori. Nulla è così sincero come la finzione del teatro, dove ciò che è sinceramente falso diventa credibile ed emozionante : una menzogna divina.

Per ciò che riguarda l’anonimato, sono giunta alla conclusione che in una società imperfetta, laddove è facile unirsi alle voci del coro, ma difficile dire cose scomode e atipiche, escludere l’anonimato sia una perdita. Dunque non mi associa al luogo comune del “bisogna avere il coraggio delle proprie idee”. Sì, è vero, ma in primis bisogna avere delle idee e farle circolare e se il mezzo è non rivelare il proprio nome, pazienza! (ovviamente nell’ambito della correttezza e della sensatezza generali, ma per questo esistono un moderatore e delle regole)
Con questo continuo a metabolizzare la critica, ne faccio tesoro e passo!

Nicoletta Cavanna

Antinonimo ha detto...

Rimando tutto al mio vecchio commento sul post di Francesco Paris "Psicodramma da commenti critici"!

Marcolño

Francesco Parise ha detto...

Caro DANILO, mi hai rimandato un altro commento che ribadisce quanto hai già ribadito più volte. Non è per cattiveria ma ritengo che il tuo nuovo intervento non vada pubblicato. Piuttosto, se ti facesse piacere, potresti andare a vedere altri spettacoli teatrali di gruppi amatoriali e diventare un inviato del blog. Che ne dici? Ti andrebbe?

Anonimo ha detto...

Mah, il commento che ti ho inviato l'hai pubblicato.. non mi sembra di averne mandati altri (ma sarà l'alzehimer). Per le recensioni, non c'è problema, anzi sono onorato. Quando andrò ti farò avere due righe..
Ciao, Danilo : )